lunedì 1 febbraio 2016

Recensione: Science Ninja Team Gatchaman

SCIENCE NINJA TEAM GATCHAMAN
Titolo originale: Kagaku Ninja-Tai Gatchaman
Regia: Hisayuki Toriumi
Soggetto: Tatsuo Yoshida
Sceneggiatura: Jinzo Toriumi,Takao Koyama
Character Design: Tatsuo Yoshida, Yoshitaka Amano
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Bob Sakuma
Studio: Tatsunoko Production
Formato: serie televisiva di 105 episodi (durata ep. 26 min. circa)
Anni di trasmissione: 1972 - 1974


Pare quasi di vederli, quei bambini giapponesi che nei lontani primi anni '70 si catapultavano davanti al televisore alle 18:00 di ogni domenica sera, pronti a godersi insieme ai genitori, eccitati, le fantasmagoriche avventure dei loro beniamini, i Gatchaman, gli eroi ninja che in ogni puntata, con l'ausilio di arti marziali e gadget avveniristici forniti dalla loro base, il quartier generale dell'Organizzazione Internazionale delle Scienze, difendevano la Terra dagli infiniti attacchi dell'organizzazione terroristica Galactor, equipaggiata con le massime invenzioni tecnologiche, che voleva, a seconda dell'umore del misterioso Leader X, o conquistare o distruggere il pianeta, o governare la razza umana o sterminarla. Non si capiva mai molto bene, ma poco importava: Galactor era cattiva, punto, e i Gatchaman spaccavano, erano coraggiosi (la parola deriva dall'incrocio tra "Guts" e "Man", traducibile come "Uomini di fegato"1) e risolvevano sempre in extremis la situazione con qualche acrobazia o colpo di genio. Poi, con alle spalle la nuova arma segreta nemica che esplodeva e il perfido comandante Berg Katse che fuggiva con la sua navicella personale giurando vendetta, i Gatchaman pilotavano verso l'orizzonte il loro caccia God Phoenix, proiettati (e con loro i fan) verso nuove peripezie!

Impossibile ipotizzare l'esistenza di fanciulli dagli occhi a mandorla contrariati da un canovaccio narrativo schematico e preistorico applicato a 105 puntate tutte uguali, del resto i fatti parlano chiaro e sconfessano qualsiasi revisionismo: share medio del 21%2 (punta massima del 26.5%3), nascita subito successiva di serie spiritualmente affini a opera dello stesso studio, tutte supereroistiche e disegnate allo stesso modo (Kyashan il ragazzo androide, Hurricane Polimar, Tekkaman il Cavaliere dello Spazio), numerosi sequel e remake (l'ultimo, recentissimo, è del 2015, Gatchaman Crowds Insight, dopo 41 anni il brand regge ancora), spesso dall'alto numero di episodi, e - assurdo - dopo soli 23 episodi l'inversione della opening con la ending, perché quest'ultima era risultata, a furor di popolo, di gran lunga la preferita dal pubblico4. Cose d'altri tempi. In quel periodo, l'animazione televisiva giapponese era agli albori, molti generi erano ancora da inventarsi o definirsi, ogni cliché oggi abusatissimo e detestabile come la morte assumeva la freschezza della novità dirompente. Per generazioni di ragazzini, quella di Science Ninja Gatchaman e Mazinger Z era la vera età dell'Oro degli anime (il robottone di Nagai era trasmesso immediatamente dopo, alle 19:00, sullo stesso canale Fuji TV, e per sbalorditiva coincidenza era iniziato letteralmente il giorno dopo la prima puntata di Gatchaman!), quel momento della vita in cui sognare davanti allo schermo con temi, atmosfere e trovate mai viste prima di allora.

La serie TV Tatsunoko Production, sempre ideata dal suo geniale presidente Tatsuo Yoshida, meravigliava e faceva la Storia, e in questo merita rispetto assoluto. Di suo non inventò nulla di nuovo: riprese alcune idee vincenti apparse in altre serie meno conosciute, ma fu col suo successo davvero enorme che sdoganò suddette idee nell'ambiente, rendendole popolari e vincenti, quindi influenzando l'industria a riciclarle nel tempo in mille varianti. La più famosa di queste innovazioni non può che essere il cast, o meglio la decisione di utilizzare un team di cinque eroi (intuizione che spetta ai Thunderbirds americani del 1964 e al misconosciuto anime Skyers 5 del 1967) plasmati su sesso e caratterizzazioni destinati ad accontentare ogni tipologia di pubblico, diventando archetipi fondamentali: il leader atletico, vincente e attraente, destinato più degli altri a essere emotivo e venire messo a nudo psicologicamente, viste le responsabilità che deve quotidianamente prendersi per fare la scelta giusta del momento o preferire il male minore nelle occasioni particolarmente drammatiche; il serio, cinico e tenebroso dal sangue freddo che preferisce l'individualismo al lavoro di squadra; il ragazzino impudente che vuole farsi vedere dagli adulti e che per questo si mette spesso nei guai; la bella ragazza che fa gli occhi dolci al leader (amore che rimarrà platonico e abbastanza trascurato fino alla fine, ovviamente) e infine il grassone goffo che è il più simpatico e fa il buffone. Ora, pensiamo a quanti anime, robotici ma anche non, per tutti gli anni '70 e oltre troveranno un cast che segue esattamente queste caratterizzazioni, o a quante rielaborazioni magari tutte al femminile verranno usate per serie d'azione rivolte alle ragazze. Insomma, ci siamo capiti. Altra genialata è l'aiutante mascherato, legato in qualche modo all'eroe principale, che nelle situazioni di estremo pericolo salva il didietro ai Gatchaman per poi sparire nuovamente (approfondimento di un'idea già vista nello sportivo Mach Go! Go! Go! del 1967, sempre di Yoshida e sempre di Tatsunoko, ma è Red Impulse che verrà clonato e utilizzato in milioni di altre serie, non certo Racer X). Infine, mascherato è pure il perfido Berg Katze, e solo nella puntata finale si apprenderà la sua identità.


Nel corso delle loro avventure, in cui i ragazzi affronteranno piani di Galactor sempre più stravaganti per conquistare/annientare l'umanità, troveremo intuizioni isolate che verranno riprese e affrontate meglio in futuro da altre produzioni (ad esempio la musica usata come arma di offesa e distruzione nella puntata 41, ciao Macross 7!), così come suggestioni dello stesso Mazinger Z, che mi sembra palese abbia influenzato la serie Tatsunoko nella contemporanea trasmissione (troppo facile scorgere gli automi del dott. Hell nei giganteschi mecha spesso inviati da Galactor a distruggere il pianeta). Faranno scuola anche i disegni dal tratto insolitamente occidentale di Yoshitaka Amano (il futuro, acclamatissimo illustratore delle saghe letterarie e videoludiche di Vampire Hunter D e Final Fantasy), con personaggi dalle fattezze caucasiche ispirate ai comics americani del periodo, così voluti sia per aumentare il realismo grafico 5 che per le (soddisfatte) ambizioni di distribuzione estera del titolo6 (da questo fatto anche le ambientazioni tutto fuorché giapponesi). Infine, la serie inaugura ufficialmente in animazione il ruolo del Mechanical Designer7, il disegnatore di elementi meccanici/robotici, primato assoluto di cui viene accreditato Kunio Okawara, nel tempo destinato a diventare uno dei più famosi nel campo grazie alle serie Sunrise che nascerannno in anni successivi. Il tutto gode di un comparto tecnico decisamente di alto livello per l'epoca, forte di animazioni e fondali mediamente molto curati.

Una simile premessa storica è doverosa per applaudire l'importanza dell'opera, che in effetti può oggi, malauguratamente, farsi apprezzare solo per questo, con nostalgia da parte degli over 40 con essa cresciuti e di chi riesce nell'impossibile impresa di tornare a guardare la TV con gli occhi e la sensibilità di un bambino. Gli altri lascino perdere: Gatchaman, come Mazinger Z, è del tutto inguardabile, uno tra gli anime Seventies peggio invecchiati di sempre. Sono scontati i suoi problemi: 105 puntate fatte con lo stampino e basate sul solito schema tokusatsu sono una disumana enormità che mette alla prova la soglia di sopportazione di chiunque. Vedere 2/3 episodi significa averli visti tutti, clonati come sono con minimali differenze: Galactor scatena una nuova super arma su qualche città del mondo, i Gatchaman penetrano dentro di essa (o qualche base nemica che la comanda a distanza) e dopo una missione di infiltrazione la fanno saltare in aria dopo averla riempita di esplosivi, salvando il mondo. Dopo infinite avventure, dopo aver ucciso centinaia (migliaia? milioni?) di soldati di Galactor tutti vestiti in modo uguale, ancora non riusciranno mai a eliminare il perfido, vigliacco Berg Katse, e dopo qualche evento apparentemente importante che sembra gettare le basi per una certa continuity, tutto tornerà come prima e proseguirà allo stesso modo ancora, e ancora, e ancora, fino al finale che pure non è per niente definitivo (wow!).

Si apprezzano le atmosfere mediamente drammatiche che portano quasi sempre a un sacco di morti innocenti, i siparietti leggeri ma non eccessivi con cui si cerca di snellirle, argomenti d'attualità come la ricerca di fonti di energia ecologiche da parte dell'Organizzazione Internazionale delle Scienze, alcune puntate davvero memorabili e tragicissime (ricordo la combo 52-53, la 97, etc.) e abbigliamenti e musiche Beat dell'epoca che rammentano la preziosa memoria storica del periodo, ma è ovvio che questo non basta. Povera è la regia, basica e a tratti davvero maldestra nel tentare di rendere epica l'azione con primi piani così lenti e dilettanteschi; involontariamente comici sono i ridicoli costumini a forma di volatili, indossati dai Gatchaman e dagli uomini di Galactor, che all'epoca saranno sembrati una figata colossale e oggi fanno sorridere; ossessivi e irritanti fino allo sfinimento sono i 2/3 motivetti musicali ripetuti un'infinità di volte; tremendamente ingenui si scoprono infine i dialoghi (del livello dei tirapiedi di Berg Katse che rispondono a telefonate sconosciute con un "pronto, qui base segreta!") e le azioni talvolta del tutto incoerenti a opera dei Gatchaman, inconciliabili con la loro personalità, così volute pur di poter creare il pretesto per nuove avventue. Si obietterà che fino al 1977 (o meglio, prima del film La Corazzata Spaziale Yamato) gli anime erano robetta senza pretese per i piccoli e che tutte queste bambinate erano la norma, ed è vero, ma pretendere che si riesca - nonostante la presa di coscienza - ad apprezzare questa lunghissima serie, con gli schematismi che rendono tutto noioso e i cui "colpi di scena" sono ormai divenuti intuibilissimi (roba da anime di tutti i giorni), è follia. Potrei dare una valutazione alta per l'importanza storica, ma questo sarebbe in contrasto con lo spirito critico del "le belle opere rimangono tali viste in qualsiasi epoca": Gatchaman è realisticamente un pezzo da museo, fondamentale nel creare le basi di un'epoca, ma che cade senza appello nel novero delle produzioni incapaci di reggere lo scorrere del tempo. Da questa amara considerazione finale deriva la volontà pressoché nulla di chi scrive di visionare le successive incarnazioni della saga che mandano avanti la storia, ossia le due serie televisive del biennio 1978/79, famose più che altro per dare l'occasione alla bravissima chara designer Akemi Takada di fare il suo debutto (i due film del '73 sono gli episodi 22 e 37 ritrasmessi al cinema durante i festival cinematografici TOHO, mentre il lungometraggio omonimo del 1978 diretto da Kihachi Okamoto è una rielaborazione celebrativa fuori continuity del lungo arco narrativo di Red Impulse).


Nota: è famosissima la distribuzione estera di Gatchaman, che in America viene rimaneggiato e modificato, diventando Battle of the Planets, giungendo anche in Italia in questa forma (l'unica da noi attualmente distribuita, per mezzo di Yamato Video). La battaglia dei pianeti è un atroce mostro di Frankenstein: i 105 episodi sono stati ridotti a 85, i nomi di personaggi, veicoli, etc. sono rinominati e occidentalizzati, le scene di violenza tagliate, e infine sono state aggiunte dagli statunitensi intere sequenze che modificano la trama (i Gatchaman navigano anche per lo spazio poiché Galactor si riscopre un'organizzazione extraterrestre proveniente dal pianeta Spectra!) e nuovi personaggi (due orribili robot che fanno da mascotte). Ovviamente, inguardabile.

Voto: 5 su 10

SEQUEL
Science Ninja Gatchaman: The Fiery Phoenix VS Fire-Eating Dragon (1973; film)
Science Ninja Gatchaman:Electron Beast Renzilla (1973; film)
Science Ninja Team Gatchaman II (1978-1979; TV)
Science Ninja Team Gatchaman Fighter (1979-1980; TV)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Come sopra
3 Pagina web contenente i 100 migliori risultati di share di singoli episodi nella Storia dell'animazione giapponese, http://nendai-ryuukou.com/article/110.html
4 Vedere punto 1
5 Come sopra
6 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 111
7 Intervista a Kunio Okawara pubblicata nel Booklet "Mobile Suit Gundam Enciclopedia 2" (allegato al secondo DVD Box di "Mobile Suit Gundam", Dynit, 2007, pag. 34)

6 commenti:

Cumbrugliume ha detto...

dai, è un pezzo di storia :)

Alberto ha detto...

Grande il limite di serie come questa, composte da innumerevoli episodi slegati. 105 puntate tecnicamente senza una trama sono tante, se all'epoca le numerose innovazioni, grafiche e non, bastavano, ai giorni nostri non hanno alcun effetto sul fruitore dell'opera, che si annoia e basta(salvo sparuti episodi). Anche il concetto davvero basico al fondo alla serie : buoni vs cattivi e stop, non aiuta e ... vabbe hai già detto tutto tu inutile aggiungere troppo.
Per quel che riguarda "Battle of the planets" forse è al primo posto per gli adattamenti obbrobriosi,Gatchaman in USA è stato conciato ancora peggio di Golion e Macross.Ricordo che da piccolo quel cazzo di robottino che non ci incastrava una sega mi irritava oltremodo. (per fortuna nel 2005 è stato fatto un ridoppiaggio americano fedele e con belle voci che ha posto rimedio allo scempio).Comunque dirò anche due cose a difesa di Gatchaman :) uno: i personaggi reggono,nel senso che di tutti i gruppi di 5 ,cloni successivi, forse restano i migliori, Joe è un duro che funziona e il bambinetto è meno irritante rispetto a quelli che si vedranno in seguito (penso a Voltes Golion ed altri). Due: comunque il target del prodotto è di giovanissimi che in media tengono meno allo storyline e anzi aprezzano gli schemi rassicuranti degli episodi, credo che tuttora un ragazzino dai 7 ai 10 anni si annoierebbe meno di un adulto nel vederlo, anzi probabilmente si divertirebbe lo stesso. Comunque... sempre un episodio alla settimana (max 2) io sto affrontando anche i seguiti, che sono molto bistrattati a leggere in giro,invece devo dire che, pur con quasi tutti gli stessi limiti li trovo piu' digeribili del capostipite: Meno episodi, qualche avanzamento di trama in piu' e i nostri che talvolta ne prendono anche un pò. Per quel che ho visto finora mi sembrano decisamente piu' fruibili della mattonata anno 72 e... l'adattamento italiano storico non è cattivo!! Anzi, a fronte di voci che fanno un po cagare a livello di dialoghi non ho trovato quasi differenze con i sottotitoli in inglese (che spero siano fedeli). In ogni caso, ottima recensione, come sempre.

Jacopo Mistè ha detto...

Grazie a te per il commento.
Comunque sì, Gatchaman (come Mazinger, come Toriton, come moltissimi altri anime dei primi anni '70) è rivolto ai giovanissimi e per questo andrebbe valutato con questa mentalità, ma rimango della mia personale idea che un'opera di valore artistico abbia i suoi punti di forza in qualsiasi periodo venga vista, da qualsiasi tipo di età.
Di anime di quegli anni rivolti ai bambini (praticamente tutti) e pienamente - o quasi -apprezzabili anche fa fasce d'età più alte ne abbiamo (anche il solo, successivo Kyashan!), a riprova di questo, parecchi, per questo posso solo, di Gatchaman, rivangare la sua importanza storica ma dire quanto sia invecchiato male in generale, non reggendo minimamente lo scorrere del tempo.

Ottima l'info che mi dai sui seguiti, ma realisticamente non li guarderò mai. :D
Ho dovuto guardarmi Gatchaman per la sola importanza storica, facendomi MALISSIMO, e non c'è nulla che mi convinca a fare lo stesso per i sequel.

Semmai, ora mi metterò con Polymar e poi Takkeman.

Alberto ha detto...

Polymar... visto che lo citi non resisto a darti il mio parere: sono 26 episodi TUTTI uguali compreso il primo e l'ultimo, senza uno straccio di trama, i dialoghi sono infantili all'inverosimile e i personaggi scemi, PERO' vuoi perchè molto corto, vuoi perche' i combattimenti sono davvero scemi-violenti-goliardici e con una regia genialoide... io mi diverto un casino ogni volta che ne rivedo un episodio anche adesso, vedremo che impressione fa a te!

Frizio ha detto...

Polimar guardatelo solo x il cane!!!;)

Zio998 ha detto...

Secondo me Polymar, kyashan e tekkaman sono di un'altra categoria, rispetto a Gatchaman, che a me non piacque nemmeno all'epoca. Purtroppo, di tutte queste serie, vedere un po' di puntate di fila porta a realizzare che ci sono continue ripetizioni delle stesse animazioni, come era uso in quei tempi per raggiungere il minutaggio richiesto a costi contenuti..... con un episodio a settimana si notava meno .;-)))

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