lunedì 27 dicembre 2010

Recensione: Fang of the Sun Dougram

FANG OF THE SUN DOUGRAM
Titolo originale: Taiyou no Kiba Dougram
Regia: Ryousuke Takahashi (ep.1-31), Takeyuki Kanda (ep.32-75)
Soggetto: Hiroyuki Hoshiyama, Soji Yoshikawa
Sceneggiatura: Hiroyuki Hoshiyama, Sukehiro Tomita, Soji Yoshikawa
Character Design: Soji Yoshikawa, Norio Shioyama
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Tooru Fuyuki
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 75 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1981 - 1983



Space Century, anno 153: il pianeta Deloyeran, da sempre colonia della Federazione Terrestre con aspirazioni di indipendenza, è retto con pugno di ferro dal suo ultimo presidente corrotto, fortemente sostenuto dai federali e a loro legato. I moti sono pronti a esplodere in una guerra civile. Crinn, figlio di Denon Cashim, governatore federale, sposa la causa dei suoi amici deloyerani e, abbandonata la facoltosa famiglia, si unisce all'insurrezione entrando nel gruppo partigiano Zanna del Sole, diventando presto pilota del potentissimo robot Dougram. Il conflitto sarà lungo e terribile, e in esso si intrecceranno molteplici interessi politici ed economici.

È una serie animata dall'importanza non certo relativa, Fang of the Sun Dougram: primo, vero figlio della concezione robotica realistica/matura inaugurata da Mobile Suit Gundam (realizzato, d'altro canto, proprio dallo studio Sunrise, sulla scia del successo tardivo coltivato dall'opera del 1979), e, soprattutto, primo grande capolavoro del genere realizzato dal talentuoso Ryousuke Takahashi, già dietro la direzione di una delle primissime opere animate mai prodotte dallo studio (Zero Tester, 1973) e del popolare Cyborg, i nove supermagnifici (1979). È una Prova, la sua, con la P maiuscola, una visione di culto che oggi, riscoperta dopo decenni di oblio, si aggiunge a quella decina di opere robotiche davvero fondamentali. Il lettore si starà certamente domandando come trovare la forza di guardare una serie animata così vecchia, dai disegni funzionali e poco attraenti (prima, unica prova di chara design da parte del soggettista/sceneggiatore Soji Yoshikawa, con l'aiuto del veterano Norio Shioyama) e composta da ben 75 episodi: l'unica risposta che mi sento di dare è che Dougram trascende la sua età, risultando tutt'oggi coinvolgentissimo grazie allo sterminato numero di pregi. Tra il 1981 e l'83 uno scettico Takahashi, che, come Yoshiyuki Tomino, non è mai stato interessato ai lavori mecha1, racconta il primo, storico dramma di guerra robotico dove il conflitto è analizzato nel modo più pragmatico possibile, in tutte le sue sfaccettature politiche, economiche, sociali e militari: è con questo titolo che diventerà uno dei uomini più importanti di Sunrise, costruendosi nell'ambiente un nome che è e sarà per sempre sinonimo di titoli mecha dall'impressionante e curatissimo background politico/militare.

Come da trama, l'incipit di Dougram è essenzialmente un riciclo di quello di Gundam a parti invertite (gli eroi stanno questa volta dalla parte degli indipendentisti), ma è il modo di narrare che è antitetico: mentre Tomino racconta la guerra calandola in una storia di formazione dai toni epici, avventurosi e ancora abbastanza eroici, Takahashi lo fa in un modo così distaccato e privo di esaltazione da farle perdere ogni residuo spettacolare, attraverso una regia così arida de rasentare il reportage documentaristico - e il film riassuntivo che esce un paio di anni dopo, seguendo questa dichiarazione d'intenti, si presenterà esattamente come tale. L'attenzione è principalmente focalizzata sui giochi politici ed economici dei pezzi grossi e dei leader che decidono le sorti del conflitto. Gli eroi della Zanna del Sole stanno sullo sfondo, combattono in prima linea ma da spettatori passivi della Storia e delle grandi decisioni che influenzano il conflitto. Il regista esprimerà tutto quello che c'è da dire in una sola frase: ha voluto raccontare di come si sarebbe comportata la società nel mezzo di una guerra condotta con i robot2. Estremamente realistico in queste tematiche (memorabili le critiche rimediate all'epoca sulla rivista Animekku, secondo cui non potevano funzionare in una serie robotica3), Dougram si configura come una perfetta metafora della Guerra Fredda: un Paese dell'America Latina (il pianeta Deloyer) tenta di liberarsi dalle odiose interferenze degli USA (l'immaginario Stato di Medoul, ovviamente uno dei principali Paesi che reggono la Federazione Terrestre), che vi hanno instaurato un governo fantoccio sottomesso alle loro direttive; durante il conflitto i ribelli sono militarmente supportati, per ragioni ideologiche, da URSS e Cina (Kohod e Rodia), e la loro lotta ha quindi ripercussioni sulla politica, sull'economia e sull'opinione pubblica mondiali. Quest'intuizione segna quello che sarà il tratto fondamentale di tutte le future opere mecha di Ryousuke Takahashi: il setting ispirato o basato su vicende politiche contemporanee; e Dougram più di qualsiasi altro suo lavoro trasmette l'impressione di assistere a un vero scorcio di Storia: più e più volte la guerra d'indipendenza dei deloyerani, per effetto di ambientazioni, abbigliamenti e dettagli minori (la canzonetta rivoluzionaria cantata dai componenti di Zanna del Sole, sorta di Bella Ciao fantascientifica) fa rivivere echi di guerra civile spagnola e/o cubana. Lo stesso protagonista, Crinn, che abbandona la vita benestante in favore della guerriglia per i suoi amici poveri, ricorda Ernesto Guevara - e il rivoluzionario argentino viene citato esplicitamente più volte, esteticamente raffigurato nella figura dell'eroico J. Locke.

 
Dougram pone in primissimo piano, con rigore ed esemplare cura dialogica, relazioni interpersonali, tattiche militari e macchinazioni politiche: ne sono prova le numerose discussioni della famiglia di Crinn sugli esiti e le conseguenze del conflitto (la vendite di armi, il consumo di materie prime, le opinioni politiche dei vari Stati), o le strategie con cui Zanna del Sole e i suoi avversari portano avanti le loro battaglie, pensando a mille variabili come l'umore delle truppe, le munizioni rimaste, le implicazioni morali di una sconfitta, la conformazione geografica del terreno, le spese militari, lo stress del pilota Crinn... addirittura lo stato del carburante del gigantesco Dougram. In questo senso, per l'appassionato di Storia robotica, Dougram segna un altro passo in avanti verso la creazione del Robot Realistico teorizzato da Yoshiyuki Tomino: come in Gundam, anche in questo caso il robottone protagonista è invincibile e palesemente superiore ai suoi avversari come potenza bellica (i veri robot realistici continuano a essere le unità prodotte normalmente in serie, i Combat Armor Soltic), ma è sempre più smitizzato nel suo ruolo, sempre più vulnerabile, sempre più dipendente dalle debolezze psicologiche del suo pilota, tanto che in più di un'occasione è costretto a ritirarsi o addirittura a fuggire dai campi di battaglia perché rimasto disarmato, o senza più carburante. Sul piano estetico, poi, i robottoni sono tutt'altro che attraenti, ben diversi dagli affascinanti Zaku o GM gundamici: hanno design funzionali, sobri e insignificanti, e, nonostante le fattezze umanoidi, somigliano più ad autentiche macchine che a colossi bipedi. Esemplare a tale riguardo lo stesso Dougram, il primo robottone protagonista della Storia a essere del tutto privo di faccia, quest'ultima sostituita da un cockpit che ricorda, come dice Takahashi4, un elicottero d'attacco. Le unità sono perfettamente in linea con i dettami di "realismo futuristico" imposti dall'azienda Takara, che incaricava esplicitamente Sunrise di realizzare una serie che sponsorizzasse modellini rivolti agli appassionati di oggettistica militare5. Doveroso ricordare il "furto" del design di diverse unità di questa serie - insieme ad altre di Fortezza Super Dimensionale Macross (1982) e Crusher Joe: The Movie (1983) - a opera dell'editore statunitense FASA, che nella prima versione del celebre gioco da tavolo BattleTech le riciclò spudoratamente confidando che queste opere non erano mai uscite fuori dal Giappone6.

Il forte realismo di fondo è ricorrente in ogni aspetto della trama, toccando caratterizzazioni psicologiche complesse e sfaccettate (non si vedono spesso connotazioni profonde date a spie, dittatori  o traditori), profonde analisi dei rapporti familiari e delle visioni della politica, discussioni filosofiche sul ruolo delle idee, delle rivoluzioni e della mentalità dell'essere umano nella Storia, rapporti interpersonali di qualsiasi tipo lontani da artifizi da romanzo d'appendice, tragiche e inaspettate morti dovute a eventi fortuiti e non a immolazioni eroiche, crudo realismo degli scenari di guerra (ospedali militari, campi minati, soldati impazziti per lo stress)... Interessante poi il ruolo dei componenti di Zanna del Sole, non passivi spettatori delle battaglie del Dougram ma alleati importanti che, anche senza pilotare robot, con le loro armi (solitamente fucili o bazooka) intervengono attivamente aiutando il Dougram e Crinn a sopravvivere agli scontri. Si può forse parlare, per davvero, di una storia robotica ambientata in un contesto estremamente attendibile.

Quello che tuttavia stupisce dell'opera è come Takahashi imbastisca una storia lunga, minuziosa e dai tempi narrativi pachidermici (il soggetto principale procede con una lentezza esasperante, salvo poi "esplodere" nelle ultime quindici puntate) senza annoiare mai. Rispetto ai lavori successivi, maniacali e rigorosi a livelli tanto estremi da risultare gelidi, quasi "ibernati" nella loro fermezza dialogica assolutamente non "user friendly", il regista trova in Dougram il perfetto equilibrio tra intermezzi action e didascalici, presentando un coinvolgente dramma che, nonostante la "densità" di contenuti e la voluta assenza di elementi di facile spettacolarità, non tedia risultando sempre intrigante, anche a dispetto di una veste grafica vintage e non particolarmente attraente (ma non per questo inespressiva), comprimari (quelli della Zanna del Sole) insignificanti e una colonna sonora dimenticabile e ripetitiva. Non può del resto essere un caso se, pur così "difficile", Dougram rimedierà all'epoca un indice di ascolto medio davvero eccellente (8.40%7), oltre a registrare alte vendite di merchandising modellistico8. Evidentemente il pubblico deve aver percepito la novità rispetto ai soliti rituali del passato: Dougram è una cronaca appassionante di una immaginaria guerra civile, seria e attenta ai personaggi e alla loro psicologia anziché persa in infinite battaglie tra robot - quasi sempre relegate, invece, agli ultimi tre minuti di episodio, giusto per fornire un contentino al produttore.


Un finale amaro e disilluso, in piena linea con le premesse di realismo politico della vicenda e che chiude per sempre l'età dell'innocenza per gli spettatori dei cartoni robotici, è la ciliegina finale che rende la visione di Dougram a indimenticabile e benedice la totale carta bianca che Takahashi ha ricevuto dallo studio (poteva fare esattamente come voleva e con tutto il numero di episodi di cui aveva bisogno, a patto che la serie vendesse bene)9. Decisamente, si tratta di una serie memorabile, che si spera conosca tardivamente la dovuta consacrazione internazionale a serie tra quelle imprescindibili del genere, fosse anche solo per la sua estrema unicità (escluso Legend of the Galactic Heroes del 1988, non c'è traccia di altre opere animate simili per tematiche).

Voto: 9 su 10

ALTERNATE RETELLING
Dougram: A Documentary of the Fang of the Sun (1983; film)

ALTRO
Choro Q Dougram (1983; corto)


FONTI
1 Fabrizio Modina, "Super Robot Files: 1979/1982", J-Pop, 2016, pag. 156
2 Intervista a Ryousuke Takahashi pubblicata in "Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Monthly (1992-97)" (Cadence Books, 1997, pag. 167)
3 Wikipedia giapponese di "Fang of the Sun Dougram"
4 Intervista/discussione con Takahashi, pubblicata nella pagina web http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2016/09/06/ryosuke-takahashi-on-directing-anime-and-how-his-works-have-defined-mecha-for-over-three-decades/#556598907c73
5 Vedere punto 1
6 Vedere punto 4, integrato con la pagina web http://www.qqmercs.com/now-you-see-me-and-now-you-dont-a-brief-history-of-the-unseen/
7 Sito internet (in giapponese), http://toro.2ch.net/test/read.cgi/shar/1336141685/
8 Vedere punto 4
9 Come sopra

10 commenti:

Alberto ha detto...

Ed infine mi sono visto pure Dougram, che dire, probabilmente il cast dei personaggi non è caratterizzato al livello di "Legend Of the galactic heroes" ma per certi versi è stata una visione ancora più intensa ed emozionante. Sicuramente gli ultimi 20 eipsodi sono qualcosa di coinvolgente come poco altro si sia mai visto. Le strategie militari riescono ad essere credibili ma abbastanza semplici da poter essere comprese, certo, l'invulnerabilità dei membri della "zanna del sole" in mezzo a selve di proiettili a volte fa sorridere ma direi che è un neo davvero troppo piccolo per essere contato, quindi a livello di anime resta una delle cose più realistiche sulla piazza. Non concordo molto sulla mancata spettacolarità delle battaglie, ovviamente non ci sono pirooette ed attacchi finali, ma i combattimenti sono tesi ed emozionali e ogni singola mazzata menata dal dougram, lo senti che pesa 10 tonnellate, tutto questo fa delle scene di azione parti di forte intrattenimento, mai banale.Per concluder,i momenti tra Crinn e il padre verso la fine e altre sequenze sono molto toccanti mentre Lecoque è uno dei Villain più infami e nello stesso tempo di una certa caratura che siano mai apparsi e riesce ad essere più odioso di Job Trunicht, quello che gli capita nel finale dolce-amaro, per causa dell'unico altro personaggio più disgustoso di lui, è telefonato ma di giusto contrappasso pur non cambiando la sorte della guerra. (e grazie per avermi consigliato la serie ovviamente)

Jacopo Mistè ha detto...

Bel commento, sono felice di aver contribuito, seppur in minima parte, alla riscoperta e rivalutazione di questo oscurissimo capolavoro :)

emilio ha detto...

Bè, mi sa che siamo in parecchi a dover ringraziare il Mistè. Io credo di aver guardato Dougram poco tempo dopo la pubblicazione di questa recensione. 75 episodi sono un lungo viaggio, ma personalmente ho trovato che questa serie sia uno di quei casi in cui il tutto è più grande dell'insieme delle sue parti: anche gli archi narrativi un po' meno azzeccati arricchiscono il risultato complessivo. Vale veramente la pena.

Alberto ha detto...

Una cosa stavo pensando, che ovviamente non cambia di una virgola il giudizio infinitamente positivo sull'opera, ma giusto per confrontare delle idee.
Riguarda il Dougram stesso, parliamo di un mezzo che, come il gundam precedente, è un super-real robot, di fatto è calato in un contesto reale ma è molto più forte dei suoi avversari e in pratica non può (quasi) essere sconfitto: Al contrario del Gundam, risulta un pò meno super,invero, viene battuto in un paio di occasioni (e salvato in extremis) e non vince una guerra da solo,il gundam con Amuro al comando verso il finale annientava decine e decine di nemici senza che questi non potessero fare nulla, qua non accade.
D'altro canto però ha molta più importanza, la distruzione dell'rx78 passa inosservata come se si rompesse un pezzo di ferro mentre quella del Dougram è un momento altamente emozionale perchè oltre ad essere una macchina diventa un simbolo e anche un qualcosa di più per il protagonista,da questo punto di vista diventa più importante perfino di moltissimi super robot (veder esplodere il daitarn 3 o il Voltes non sarebbe altrettanto commovente) questo almeno è una cosa che ho notato io... Voi come la vedete?

Jacopo Mistè ha detto...

Beh, la distruzione del Gundam RX-78-2 a me ha comunicato molto e in un modo o nell'altro ha fatto la Storia dell'animazione (basti vedere l'artwork del robot senza testa che spara verso l'alto, entrato nell'immaginario collettivo), chiudeva simbolicamente l'epoca del Super Robot come era conosciuta fino in quel momento (non ricordo altri super robottoni "titolari" che nella puntata finale finivano completamente distrutti, salvo Mazinger Z ma con la differenza che lì già era presentato il suo successore, in Gundam non c'era l'intenzione di fare un sequel).

Concordo però che la valenza della distruzione del Dougram è anch'essa molto profonda, forse perché ai sensi della storia è un po' un emblema di quel finale disilluso e amarissimo che rende la serie così memorabile. :)

PS Proprio ieri, se interessa, ho aggiornato la recensione di Dougram con altre informazioni succose.

Jacopo Mistè ha detto...

Dimenticavo: grazie a entrambi ancora una volta per i complimenti!
Che sia ora che vi guardiate Votoms e Layzner? Mi farebbe piacere leggere i vostri commenti a riguardo!

Alberto ha detto...

Beh e poi mazinger Z torna verso la fine del Great.. per cui è come se non fosse stato distrutto,quindi il primato resta all' rx-78... un altro super robot che doveva finire a pezzi è Baldios, nello script orignale degli episodi mai conclusi, ma la cosa non accade nel film (vabbe è già abbastanza drammatico di suo). Votoms e Layzner sono i miei prossimi passi ma più avanti ora andiamo sul leggero che prima devo finire Xabungle...

emilio ha detto...

Con Votoms ho già dato, ovviamente! Splendida, non ho mai commentato in merito perché era un periodo che stavo esternando già troppo... Per Layzner mi attrezzerò.

Anonimo ha detto...

> Al contrario del Gundam, risulta un pò meno super,invero, viene battuto in un
> paio di occasioni (e salvato in extremis) e non vince una guerra da solo,il
> gundam con Amuro al comando verso il finale annientava decine e decine di nemici
> senza che questi non potessero fare nulla

L'anime Gundam viene pensato come super-robotico (in realta' non esisteva la differenza super/real) e la stessa serie e' strutturata come una serie super-robotica, con una battaglia a puntata, nemici sempre piu' potenti che si susseguono uno dopo l'altro ecc. Il genio di Tomino e' che...non te ne accorgi :-D

Parlando della potenza del Gundam: nei primi episodi e' effettivamente l'ms piu' forte, ma ai fini narrativi e' stata una scelta obbligata per permettere ad Amuro di salvare la pelle con Char. Gia' con l'introduzione del Gouf la differenza si riduce e infatti lo scontro va a finire come sappiamo. Alla fine, pero', quando Amuro si scopre NewType, non solo spazza via nemici come se niente fosse, ma e' addirittura il Gundam che non e' piu' in grado di reggere la sua forza.
In sostanza: il Gundam ha la stessa potenza dall'inizio alla fine; e' Amuro quello che diventa invincibile (tanto da umiliare Char piu' volte)


> la distruzione dell'rx78 passa inosservata come se si rompesse un pezzo di ferro

Invece no, il last shooting ha fatto la storia dell'animazione. E, nota: non viene distrutto solo il robot del protagonista ma anche l'intera White Base (Tomino aveva preteso che entrambi venissero distrutti a fine serie)

Detto questo: Dougram si merita la lingua italiana! T_T

Alberto ha detto...

Certo, concordo su tutto ma... mai detto il contrario :) ,ho sottolineato io stesso "il gundam con amuro al comando", per il "last shot" è una mia opinione personale, quando ho guardato gundam l'ho fatto senza spoiler per cui di come la pensava "l'universo mondo" non sapevo nulla, ho visto il gundam sbriciolarsi e... non ho provato nulla se non un "era ora" (sono stato durante TUTTA la visione dalla parte di Zeon e Amuro è uno dei personaggi che mi siano mai stati più sul cazzo in una qualsivoglia serie)

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