venerdì 26 novembre 2010

Recensione: Il conte di Montecristo

IL CONTE DI MONTECRISTO
Titolo originale: Gankutsuou
Regia: Mahiro Maeda
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Alexandre Dumas)
Sceneggiatura: Natsuko Takahashi, Tomohiro Yamashita
Character Design: Mahiro Maeda (originale), Hidenori Matsubara
Musiche: Koji Kasamatsu, Jean Jacques Burnel
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2004 - 2005
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video

 
Albert e Franz, figli delle famiglie aristocratiche che a Parigi presiedono i massimi vertici di potere, il giorno di Carnevale conoscono il raffinato conte di Montecristo. Quest'ultimo si stabilisce successivamente a vivere nella capitale e, grazie ad Albert, soggiogato dal suo carisma, conosce i loro familiari. Ognuno di loro ha avuto un peso più o meno diretto nel tragico passato del conte, che inizia così a tessere oscure trame per iniziare un'atroce vendetta... Cosa gli hanno fatto? Chi è il misterioso Edmond Dantès? Che ruolo hanno la misteriosa e bella Haydèe e l'arrogante Andrea Cavalcanti, sgherri del conte? Quale segreto si nasconde dietro la sua apparente immortalità?

A volte meritatamente, a volte no, GONZO si è costruito da un pezzo la fama di studio animato trash, fedele al suo imbarazzante nome. Buona parte delle critiche vertono sulle sue sceneggiature, ridicole o mal scritte (o entrambe le cose), ma sopratutto per il suo leggendario artifizio di utilizzare, come specchietto per le allodole, stili grafici particolarmente vivaci e avveniristici per distogliere l'attenzione da script non irresistibili. Gankutsuou, o Il conte di Montecristo, è una delle sue poche produzioni realmente riuscite, pur rimanendo un manifesto ideale della cura discontinua nei riguardi delle sue produzioni.

La storia, ovviamente derivativa dal famoso romanzo d'appendice, tratta della vendetta del conte di Montecristo verso le nobili famiglie che hanno complottato in passato contro di lui, e dei tentativi dell'eroe Albert - figura di contorno nel libro, nell'anime vero protagonista - di distaccarsi dal suo carisma magnetico. GONZO rilegge Dumas in chiave fantascientifica, con contorno di viaggi iperspaziali, astronavi, alieni e amenità varie e spostando la trama nell'anno 5053 (l'originale è invece ambientato nel 1815): consueta, sterile vanità dello studio dato che, a dispetto delle tecnologie modernissime e l'apparato sci-fi, i costumi e le architetture di Gankutsuou rimangono pienamente ottocentesche, con risultati un po' ridicoli. Ma il grande elemento di "inganno" di cui si accennava, più che nel background sci-fi, risiede invece nello stupefacente aspetto visivo, con il design semplice all'estremo del regista Mahiro Maeda che passa in secondo piano per merito della magia dei suoi "colori". Il mondo di Gankutsuou è magico, quasi sospeso tra realtà e sogno per effetto di capigliature e abiti dei personaggi cui sono applicati mille motivi (texture di photoshop) diversi, spesso complessi, in movimento autonomo che non segue quello delle animazioni. Un risultato che ipnotico capace di rievocare la pop art più epilettica nelle scene di azione, quando decine di motivi agiscono contemporaneamente.


Una genialata, tanto più avveniristica nelle prime puntate, quando si ammira lo sfarzo iniziale, quanto puerile quando, a serie inoltrata, GONZO decide di inserirne sempre meno, per evitare di perdere troppo tempo nell'inventarsi altri spettacoli strabilianti. Classica conferma dell'incoerente impegno profuso dallo studio (e infatti i costumi sgarzosi riappaiono nel loro splendore iniziale solo nelle ultime puntate, tanto per suggerire una ridicola sensazione di completezza), e stessa minestra per gli effetti CG, a volte dispensatori di fondali architettonici di grande suggestione, a volte usati malissimo al limite del pessimo. A parte questo, e senza tenere conto degli habituè GONZO, Gankutsuou rimane una piacevole serie, più o meno fedele alla sua fonte di ispirazione (pur con numerosi e inevitabili snellimenti di trama e un nuovo finale). Questo significa che la tormentata storia del conte catalizza l'attenzione grazie ai numerosi misteri dietro il suo concepimento, così come il morboso attaccamento di Albert verso di lui e le ovvie ripercussioni che ha questo con il suo amico d'infanzia Franz. Una tenebrosa storia di vendetta, comprensiva di atmosfere horror e riusciti intermezzi drammatici, pur leggermente dispersiva a metà/fine visione e con alcuni personaggi non certo memorabili (incredibile a dirsi, lo stesso protagonista Albert). È comunque una vicenda raccontata bene, coinvolgente al punto giusto, è il risultato è da premiare.

Dovute riserve al comparto musicale. Se la colonna sonora è decisamente buona, evocativa e in linea con le atmosfere decadenti della storia, sulle sigle è necessario aprire un discorso a parte. Quella d'apertura, We Were Lovers di Jean-Jacques Burnel, suonata al pianoforte e cantata in inglese, è uno splendore di poesia e melodia. La ending invece, You Won't See Me Coming, è tra le più fuori posto di sempre: trattasi di un brano di puro rock inserito così tanto per, il cui unico effetto è di distruggere completamente i climax, spesso drammatici e lirici, che chiudono l'episodio. Ending che riesce nel non invidiabile primato di assurgere a vero e proprio difetto. Concludono l'analisi, infine, le animazioni poco più che sufficienti, segno della povertà tecnica della serie. Sono comunque abbastanza irrilevanti in una storia che trova il suo punto di forze nelle atmosfere magiche evocate dall'originalissimo aspetto grafico. Al punto che, anche a fronte di indiscutibili difetti, Gankutsuou si prende un buon voto, addirittura ottimo se si pensa che è un'opera animata di GONZO.

Voto: 7 su 10

2 commenti:

http://ww.animefan.it ha detto...

Beh, sei stato un po' cattivo...
Secondo montecristo è straordinario proprio perché, pur in un contesto SC-FI, riesce a non snaturare l'opera originale, cosa che ha fatto il cinema, purtroppo.

Jacopo Mistè ha detto...

Ma se son stato più buono di Gesù!

A me Gankutsuou è piaciuto, per certi versi molto, per altri meno, ma non ne parlerò mai come di un'opera mal riuscita. Solamente che il contesto sci-fi alla fine è praticamente irrilevante, visto che non ha alcuna ripercussione sulla storia :) Senza contare, come già scritto in rece, i problemi della cura discontinua nella produzione... Cmq rimane un bell'anime :)

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