giovedì 8 aprile 2010

Recensione: Eureka Seven

EUREKA SEVEN
Titolo originale: Kōkyōshihen Eureka Seven
Regia: Tomoki Kyoda
Soggetto: BONES, Dai Sato
Sceneggiatura: Dai Sato
Character Design: Kenichi Yoshida
Mechanical Design: Shoji Kawamori
Musiche: Naoki Sato
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 50 episodi (durata ep. 22 min. circa)
Anni di trasmissione: 2005 - 2006
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit


Renton Thurston è uno spavaldo ragazzino che sogna di diventare campione dello sport più in voga del pianeta, il reffing, spettacolare, pericoloso surf aereo. Il suo idolo è il campione Holland Novak che, assieme ad alcuni compagni, è anche il leader di un movimento anti-governativo in guerra per rovesciare la monarchia tirannica che opprime il pianeta. A causa di una serie di coincidenze Renton si ritroverà proprio nella ciurma dell'aereonave guidata da Holland, la Gekko Go, e con lui c’è Eureka, una misteriosa ragazza che sa comunicare con Nirvash, un LFO, una creatura umanoide partorita dal pianeta stesso e usata come mecha da combattimento. Mentre Renton si innamora della fragile Eureka, l’impero sembra iniziare ad architettare qualcosa di terribile per garantirsi la vittoria...


Il parere del Mistè

Come in molti altri ambiti, anche in quello dell'animazione appaiono ogni tanto opere il cui successone è già scritto in virtù di uno staff stratosferico. Il mecha designer Shoji Kawamori, coadiuvato da veterani come Yutaka Izubuchi e Kazutaka Miyatake, chara designer e animatori di Overman King Gainer (2002) e un gran numero di sceneggiatori provenienti dalle più celebri serie Sunrise e Production I.G (Shotaro Suga, Chiaki J. Konaka, Hiroshi Ohnogi) a supporto di quello principale, Dai Sato, creatore della storia, nel 2005 sono tutti riuniti in una lunga, costosa serie televisiva di 50 episodi a tentare di bissare il successo di quell'ottimo RahXephon (id.) che ha fatto la fortuna del neonato studio BONES. Tanto fumo ma poco arrosto? Spesso succede, non è questo il caso. Non è però, a dispetto di un successo impressionante (pubblico e sopratutto critica, con un'icetta di premi vinti come miglior serie televisiva), un arrosto particolarmente succulento a mio modo di vedere.

Forte del suo enorme budget, sulle prime Eureka Seven ammalia. Non un stonatura, con il suo design tondeggiante, solare e colorato che dipinge splendidi ambienti e personaggi; la soundtrack orchestrale di alto livello capace di spaziare in mille sfumature melodiche (il primo capolavoro del compositore Naoki Sato), opening/ending che tra rap, dance e punk celebra la sottocultura musicale giovanile, una briosa regia che nelle scene di battaglia aeree è spettacolare da cardiopalma (Tomoki Kyoda, alla sua prima esperienza televisiva dopo lo special televisivo del 2003 Rahxephon The Motion Picture: Pluralitas Concentio)... Trovare difetti nelle animazioni, nell'estetica o nella perizia tecnica con cui Eureka Seven è girato è impossibile perché, banalmente, non se ne può parlarne male. La storia poi, al di là dell'apparente ridicolaggine di guerre combattute tra mecha "surfisti" che si sparano in acrobazie aeree, inizialmente cattura subito l'attenzione grazie alla progressione lenta e lineare di una trama interessata molto a caratterizzare i simpatici componenti del cast, in questo caso la crew della Gekko Go, in quindici puntate autoconclusive di eccellente qualità. La quotidianità delle situazioni è coinvolgente al punto che presto l'equipaggio della nave viene inquadrato, da Renton come dallo spettatore, come una vera e propria famiglia e le loro simpatiche, a tratti esilaranti avventure quotidiane potrebbero pure far pensare al prodotto come di genere slice of life. Abbandonate le presentazioni inizia la storia portante, delle battaglie tra la Gekko Go e l'esercito e il mistero dei poteri di Eureka, e anche qui tutto sembra andare bene vista l'estrema qualità narrativa. Si sentono estremamente vicini e tridimensionali i personaggi (in questo senso l'unico difetto di RahXephon, la difficoltà a far affezionare lo spettatore agli eroi, sembra limato), la storia è appassionante e le prospettive per il capolavoro aumentano... fino a metà serie, fino a quella che poi diventa involuzione narrativa di una certa amarezza.

Più o meno dopo la chisura dell'arco narrativo si accumulano problemi su problemi, a significare la difficoltà incontrate dai sceneggiatori di gestire i mille misteri della storia. Per colpa di mille dialoghi inutili, puntate riempitive che non servono a nulla e molti episodi mal scritti, la trama di Eureka Seven prosegue diluita col contagocce, indebolendo quelle eccezionali fondamenta con tanta cura prima edificate. Il cattivo principale, carismatico sulla carta, si rivela una macchietta; numerosi e affascinati spunti narrativi sono liquidati con approssimazione e soluzioni narrative/registiche opinabili; personaggi potenzialmente molto interessanti (come il governativo Dominic) vengono mal sfruttati o lasciati in disparte rendendo vano l'eccellente lavoro di caratterizzazione precedente, e addirittura le strepitose musiche, altro grande punto di forza della serie, iniziano a essere male utilizzate. Cos'è successo? Come se non bastasse, mano a mano che si snocciola l'ossatura dell'intreccio, iniziano a risaltare un pò troppo le idee riciclate da opere del passato: in Eureka Seven si rinviene il concept di After War Gundam X (1996), personaggi rubati da Mobile Suit Gundam (1979) e King Gainer (Anemone è la copia sputata di Cynthia Lane, anche nell'aspetto fisico), e sopratutto l'intero soggetto si rivela, anche a mio parere, un remake commerciale dell'autorale Brain Powerd (1998). Pure RahXephon è sentitamente tominiano, ma pur con le sue influenze da Reideen il coraggioso (1975) e lo spunto iniziale di Neon Genesis Evangelion (1995) la sua trama è originale: in Eureka Seven si riciclano i soliti temi del regista (amore che non conosce i confini tra razze e religione, solo la comprensione può portare alla vera pace, racconto di formazione di un ragazzo immaturo che diventa uomo e impara a prendersi le responsabilità etc) integrandoli in una storia di molto simile a quella dell'elitaria televisiva del 1998. Cambiano i personaggi ma la solfa è quella, non particolarmente originale, e la conclusione, di un buonismo eccessivo e quasi fastidioso, ricorda nei fatti quella dello stesso RahXephon.


Un aspetto tenico strabiliante e una meravigliosa costruzione della suspance e dei personaggi scemano così, in modo non gravissimo ma sentito, in soli 25 episodi: è incredibile come Eureka Seven dopo una partenza finisca così ridimensionato per colpa di uno script discontinuo, sopratutto perchè non sono molte le serie che per metà mirano all'eccellenza e per l'altra commettono un simile seppuku qualitativo (sopratutto tenendo conto delle celebrità dietro la sua realizzazione), eppure la serie esiste e il risultato è, come monito, sotto gli occhi di tutti. Mega-milionario giocattolo dalle molte potenzialità inespresse e mai come in questo senso capolavoro mancato, il cult di Dai Sato sarà probabilmente apprezzato da chi è facilmente suscettibile di coinvolgimento emotivo vivendo di ricordi del simpaticissimo cast, inizialmente sfruttato benissimo, o pensand alla memorabile colonna sonora o alle animazioni mozzafiato. Per gli altri, temo una minoranza, sarà da ascrivere nella triste categoria delle grandi occasioni mancate venendo ricordato per il suo unico, vero aspetto memorabile, gli splendidi protagonisti Renton e Holland.

Voto: 7 su 10

Il parere del Corà

Eureka Seven è meraviglia. Meraviglia grafica, narrativa e soprattutto affettiva. Abbiamo infatti a che fare con un’opera che punta molto, moltissimo sulla caratterizzazione dei personaggi, costruendo personalità forti, carismatiche e semplicemente irresistibili, ai quali ci si affeziona subito, in modo sincero e sentito, nel giro di qualche episodio. La goffaggine amororsa di Renton e i suoi tentativi di redenzione coraggiosa, la tenera gracilità di Eureka, il severo vigore di Holland contrapposto alla sua demenziale pigrizia, l’ironia buffa e tragicomica dei suoi colleghi di sport e battaglia, e la straordinaria, straordinaria, straordinaria credibilità espressiva dei tre bambini che Holland &a Co. si ritrovano forzatamente a crescere. E questo solo per citare i protagonisti, dato che Eureka Seven brilla in ogni singolo personaggio, anche il più emarginato e poco importante. Unica nota negativa, in questo magnifico aspetto, è la caratterizzazione di un villain fin troppo simile a tanti altri, perso nel suo fascino diabolico che non esprime niente che non si sia già visto mille altre volte.

Eureka Seven è ben strutturato in due parti, da circa 25 episodi ciascuna. La prima, più scanzonata e divertente, è incentrata quasi esclusivamente sui personaggi, sulle loro vicissitudini, sulle gag di cui si rendono protagonisti, e mostra avanzamenti minimi della trama generale. Tali momenti, ovvero spunti, enigmi e situazioni in apparenza incomprensibli, verrano poi ampiamente spiegati nella seconda, complessa metà, più seria, triste, drammatica, nella quale la componente fantascientifica e robotica prende fortemente il sopravvento. La trama è arzigolata, ricca di eventi e twist narrativi, che, soprattutto nella parte finale, crescono a dismisura, in un'inarrestabile vortice di spiegazioni e controspiegazioni, che accumulano di puntata in puntata tanto di quel materiale cerebrale da far traboccare di idee ogni episodio. Creature che suggono sfere di realtà, spaventose entità aliene, universi paralleli, esseri nati e allevati dal pianeta stesso, simbiosi mutaforma con l’ambiente e molto, molto altro ancora. Se una certa derivazione (un certo personaggio fin troppo uguale a uno dei protagonisti di Overman King Gainer, serie tominiana, tra l’altro, disegnata dallo stesso chara designer di Eureka Seven) potrebbe inzialmente seccare gli appassionati, bisogna comunque dare atto a Dai Sato di aver elaborato un canovaccio esponenzialmente imprevedibile, solido e fantasioso nel suo concatenarsi di vicende davvero coinvolgenti.



Sia lode all’alto budget a disposizione, fattore che ha permesso allo Studio BONES di realizzare, sulla base di disegni armoniosi, curati e colorati in maniera splendida, ottime animazioni, addirittura superlative nelle numerose surfate battagliere nei cieli. Citazione infine per le bellissime musiche, composte da brani per piano e orchestra epici, solenni, esaltanti e commoventi, nonché da alcune spiazzanti intrusioni dance forse troppo insistite. E tra le tante sigle (tra opening ed ending sono presenti otto canzoni, come da tradizione per le unghe serie high budget) è impossibile non parlare del terzo brano d’apertura Taiyo no Mannaka he, un concentratico adrenalinico e memorabile di punk sinfonico che, calato in questo universo e accompagnato da animazioni originali, diventa addirittura toccante nella poesia espressa.

Tra le serie più graficamente accattivanti ed emozionalmente seducenti di questi ultimi anni, Eureka Seven, se non fosse per certe derivazioni e ammiccamenti ad altre opere (oltre al già citato King Gainer, anche Brain Powerd e Gundam X), potrebbe essere inserita nell’olimpo dell’animazione nipponica. Ma pur concedendo qualche dubbio all’effettiva ispirazione di Sato, l’odissea di Renton ed Eureka è visione caldamente consigliata a chiunque non bruci d’indignazione quando i pilastri dell’originalità tendono a crollare.

Voto: 9 su 10

SEQUEL
Eureka Seven: The Movie (2009; film)
Eureka Seven: Astral Ocean (2012; TV)
Eureka Seven AO : The Flowers of Jungfrau (2012; OVA)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Serie niente male, non siamo dalle parti dei capolavori del genere ma un 8.5 bello pieno ci sta tutto. Ripensando ad Eureka Seven mi verrebbe da consigliarvi Xam'd: lost memories, un titolo superbo che ha avuto la (s)fortuna di essere distribuito nel tanto innovativo quanto inutile sistema di digital delivery del playstation network un paio di anni fa.
Vi seguo da un pò e noto con piacere che recuperate anime meno noti per dar loro il giusto riconoscimento (o colpo di grazia), quindi penso che la serie in questione, seppur recente, meriti almeno una recensione da parte vostra.
Da ILCARCIOFOROSSO

Jacopo Mistè ha detto...

Se la serie avesse viaggiato per l'intera sua durata sul livello qualitativo dei primi 25 ep e si fosse conclusa con un finale "degno" gli avrei dato pure un 10, così com'è uscita fuori per me è una parzialmente grande delusione... :(

Grazie per i complimenti, in effetti il blog cerca di dare prevalentemente rilievo o ai capolavori irrinunciabili, o alle serie che hanno fatto influenza o a lavori prevalentemente sconosciuti in generale. Sarebbe bello poter fare una panoramica su tutto quel che esiste, ma è ovviamente impossibile sia per la mole spropositata di roba che per la nostra vita sociale XD Xam'd comunque lo tengo d'occhio, non escludo di dargli una visione (o costringere il mio compare a farlo se non ne trovassi ora il tempo :) ).

Simone Corà ha detto...

Ciao CarciofoRosso, io con Eureka Seven sono rimasto stregato dai personaggi, e l'affezione per loro è stata così grande e sentita che mi ha forse fatto sorvolare su alcune pecche, ma continuo a ritenerlo un buonissimo prodotto. :)

Grazie per i complimenti, recupereremo senz'altro Xam'd.

Anonimo ha detto...

mi togliete un dubbio che sono tardo e non ci sono mai arrivato: il Seven del titolo per cosa sta?

Simone Corà ha detto...

Immagino sia il numero dei personaggi principali, ma adesso non mandarmi in tilt ché non me li ricordo tutti... ;)

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