venerdì 5 marzo 2010

Recensione: Garzey's Wing

GARZEY'S WING
Titolo originale: Byston Well Monogatari - Garzey no Tsubasa
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto & sceneggiatura: Yoshiyuki Tomino (basato sui suoi romanzi originali)
Character Design: Kenichi Ohnuki
Musiche: Shiro Sagisu
Studio: J.C. Staff
Formato: serie OVA di 3 episodi (durata ep. 29 min. circa)
Anni di uscita: 1996 - 1997


Durante un viaggio in moto, l'anima del giappo-americano Christopher Senshu finisce risucchiata nel mondo spirituale di Byston Well, nella regione di Komon, evocata dalla sacerdotessa Hassan della tribù dei Metomeus. Il ragazzo è infatti, secondo quel popolo, il messia, il portatore delle Ali di Garzey, il discendente del leggendario principe Yamato Takeru (anche lui, forse, finito in epoca remota in quei luoghi), e starà a lui guidare quegli uomini nell'esodo verso l'Albero di Barju, la terra promessa dove potranno essere liberi dalla tirannia dei malvagi schiavisti Ashigaba. L'odissea sarà irta di difficoltà e battaglie: fortunatamente, il Chris di Byston Well potrà comunicare telepaticamente col Chris della Terra, il quale, con esercizi spirituali, potrà accrescere i poteri del suo doppione...

Nel 1993, prima della produzione di Mobile Suit Victory Gundam, Yoshiyuki Tomino, stanco dell'odiato Mobile Suit bianco, auspicava di poter tornare un giorno a lavorare in animazione nel magico mondo di Byston Well1, teatro della sua lunga saga romanzesca fantasy sulla quale già si era basato, nel 1983, per dirigere la pregevole serie televisiva Aura Battler Dunbine, e che aveva portato avanti fino a quel momento nei ritagli di tempo, fra un Gundam e l'altro. Il fallimento di Victory Gundam sembra finalmente coronare il suo sogno: trova la possibilità di allontanarsi dall'epopea fantascientifica che tanta depressione gli ha dato, almeno in animazione, e, tra la stesura di un capitolo e l'altro del manga Mobile Suit Crossbone Gundam, che scrive tra il 1994 e il 1997, ha modo di imbastire - occupandosi di sceneggiatura, regia e addirittura tutti gli storyboard! - il curioso Garzey's Wing (1996), una miniserie OVA basata sul terzo, omonimo ciclo letterario di Byston Well, una produzione in cui l'autore può addirittura rinunciare del tutto ai robottoni. In questo lavoro, fatto in apparente, totale libertà, Tomino può una volta rivendicare la libertà che ha sempre chiesto, ma il destino sarà beffardo: l'opera sarà un fallimento totale in Giappone2 e, distribuita negli USA, verrà letteralmente massacrata e schernita dal fandom mondiale degli appassionati di animazione, quasi alla stregua di un film prodotto dalla Asylum o di un lavoro di Edward D. Woood, Jr., in virtù della sua caratura mediocrissima. Garzey's Wing rimane un brutto lavoro fuori da ogni dubbio, anche se è palese che la sua fama estremamente negativa presso gli americani, coltivata fino ad oggi, sia esagerata visto che il mercato degli OVA ha partorito tanto, tanto di peggio e che, soprattutto, Tomino non può certo avere colpe se il doppiaggio statunitense sia così atroce da rendere involontariamente comici i dialoghi (e stendiamo un velo pietoso sul fatto che a spalare tutto questo fango sia stato il popolo che ha venerato fino allo sfinimento, come fosse un capolavoro spartiacque, un'oscenità come Mobile Suit Gundam Wing).

Sorta di rifacimento "aggiornato" di Dunbine, più che sequel/prequel o trasposizione dell'omonima serie di romanzi (ma solo chi li ha letti può smentire o confermare la cosa), Garzey's Wing è nei fatti un fantasy avventuroso abbastanza banalotto, che vede l'immancabile messia proveniente dal "Mondo di sopra" salvare un popolo sottomesso guidandolo verso la salvezza. La nota originale della trama risiede nel fatto che il Chris di Byston Well possa comunicare mentalmente con quello sulla Terra, facendosi aiutare con consigli (su come preparare la polvere da sparo, ad esempio) o con "ricariche" di aura che gli permettano di potenziare i propri poteri spirituali. Il tutto è poi molto ben disegnato (con un insolito tratto colorato, ombroso e particolareggiato) e animato più che decentemente. Il fatto che i combattimenti avvengano non con freddi mecha ma bensì con archi, esplosivi e duelli di spada, contemplando anche minacciose creature uscite dall'immaginario fantasy e che ricordano certi mostri di J. R. R. Tolkien, infine, è ben indicativo dell'alto tasso di violenza esplicita e di toni adulti, dati da squartamenti e piogge di sangue così splatter da provocare addirittura, talvolta, una sensazione di disagio. Questi citati sono, però, gli unici elementi davvero positivi o interessanti, in un progetto nato sbagliato fin dalle premesse, narcotico e sconclusionato e che non sarebbe non potuto andare in questo modo, così com'è stato progettato.


L'intera vicenda è narrata con una fretta indiavolata, per riuscire a schiaffare tutto nel minimo tempo. I soli primi 6 minuti della prima puntata sono emblematici: in 360 secondi abbiamo un eroe che di punto in bianco finisce a Byston Well durante una violenta rivolta, combatte insieme alla tribù dei Metomeus prendendo a cuore le loro ragioni, viene da loro riconosciuto come il messia e ne prende la guida, e infine è già partito l'esodo e il capo dei cattivi già inizia a dare i primi ordini per eliminare i fuggiaschi. Chris non si pone alcuna domanda, accetta la cosa senza battere ciglio, e questa "serena accettazione del paranormale" regna nel corso dell'intera opera e vale per tutti: sia per il Chris di Byston Well, che per quello della Terra, che per gli amici e la fidanzata di quest'ultimo (appena viene detto loro quello che succede, non fanno domande e prendono subito sul serio la cosa), che per l'intero popolo guidato dall'eroe. Non esiste di fatto alcuna introspezione, alcuna umanizzazione: gli attori sono interamente asserviti alla trama, già preparati all'avventura che li spetta, e seguono il loro scopo prefissato e basta. Abbiamo perciò, privi di elementare caratterizzazione,  il protagonista perfetto e coraggioso, la sacerdotessa che l'ha evocato e per cui lui ha forse una cotta, una brava spadaccina nel gruppo innamorata di lui e gelosa di lei, una Ferario (le fatine tominiane, dai tempi di Dunbine e Heavy Metal L-Gaim) che segue lui senza utilità nella trama, e pure l'aiutante mascherato i cui scopi non sono chiari e il rivale personale del protagonista che guida l'esercito dei cattivi.

Se il primo episodio che apre la vicenda, tutto sommato, è il meno disprezzabile, con un minimo di background sulla vicenda e qualche doverosa spiegazione sul cosa succede e chi sono i cattivi (e che non disdegna una interessante battaglia ambientata dentro a delle caverne, con piacevoli strategie di guerra), i successivi sono narcotici, si limitano a mostrare un sacco di scontri tutti uguali - ambientati in anonime pianure rocciose - che non mandano avanti di un'unghia la trama. Il cast di macchiette si limita alle solite frasi da copione, e il Chris di Byston Well continua a chiacchierare futilmente con il suo doppione dicendogli o ripetendogli cose (più che altro, richieste di aiuto) che già sappiamo. Risultati: noia mortale e totale indifferenza per una vicenda priva di impianto emozionale e asservita all'arida concatenazione di scene d'azione. Superficialissimi, poi, buttati e lì e ripetuti ogni tanto e senza approfondimenti, riferimenti a cose (l'Albero di Barju) o persone (i legami tra Chris e l'eroe mitologico Yamato Takeru), che forse avrebbero avuto un senso se la miniserie fosse andata oltre il terzo episodio, o forse no, ma che così rimangono senza spiegazione, quasi criptici. "Criptico" è in effetti un aggettivo spesso associato dal fandom americano alla miniserie, accusata di essere piena di riferimenti ad avvenimenti o legami lasciati all'interpretazione: se è vero che questo modo di narrare le storie diverrà in futuro tipico di Tomino (nel 1998 realizzerà un vero manifesto di questa "concezione", col pretenzioso Brain Powerd), in Garzey's Wing manca del tutto visto che non c'è nulla da capire o su cui ragionare, c'è solo una storia banale e lineare (a tratti ridicola, con quelle squallide ali angeliche che appaiono ai piedi di Chris e che gli permettono di volare) raccontata in modo fulmineo, che simboleggia uno degli apici negativi della carriera del regista.

Il problema risiede tutto alla fonte: non si può impostare una miniserie OVA caricandola con tutti questi attori e legami privi di approfondimento, infarcendola pure di terminologie di flore, faune e luoghi dai nomi impronunciabili che stressano inutilmente le meningi e non servono a nulla. Non esiste, e questa è la grande colpa da rinfacciare a Tomino nei riguardi del suo lavoro, concepito in un modo tale da urlare "fallimento" già dalle premesse (e il regista, in barba al flop, ripeterà lo stesso identico errore nel 2005 con un'altra miniserie basata su Byston Well piena fino a scoppiare di personaggi e avvenimenti, The Wings of Rean). L'unica possibile difesa dell'artista consiste nel fatto di non aver mai, ad oggi, voluto commentare questo lavoro in modo approfondito3, preferendo semplicemente ammettere la sua delusione per il risultato e per la piattezza del protagonista4, scaricando la responsabilità del risultato sul planning dell'opera5, come se tutto sommato non gli importasse neanche a lui molto.


Un finale del tutto aperto, che manda al macero numerosi interrogativi (l'ambiguo rapporto tra Hassan e Zagizoa, la sparizione di quest'ultimo nella terza puntata che rende di fatto ininfluente la sua presenza ai fini della storia, le oscure motivazioni di Tawrad che rimangono tali) e ne solleva addirittura altri (la veloce sequenza conclusiva con il Chris della Terra e Rumiko), è davvero il chiodo sulla bara di una produzione inutile e mal scritta che, con tutti questi problemi, sarebbe stato meglio non fosse mai esistita.

Voto: 4,5 su 10


FONTI
1 Intervista a Yoshiyuki Tomino pubblicata su Mangazine n. 31 (Granata Press, 1994, pag. 23)
2 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
3 Come sopra
4 Intervista a Tomino pubblicata su Animerica Anime & Manga Monthly (Vol.8) n.2 (Viz Media, 2000, pag. 35)
5 Come sopra

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