giovedì 18 febbraio 2010

Recensione: Macross Plus

MACROSS PLUS
Titolo originale: Macross Plus
Regia: Shoji Kawamori, Shinichiro Watanabe
Soggetto: Studio Nue, Shoji Kawamori
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Masayuki
Mechanical Design: Shoji Kawamori, Kazutaka Miyatake
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Triangle Staff
Formato: serie OVA di 4 episodi (durata ep. 40 min. circa)
Anni di uscita: 1994 - 1995
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Dynit


Sono passati 28 anni dalla grande migrazione spaziale di uomini e zentradi dalla Terra, e ora la razza terrestre si è espansa creando un imponente numero di colonie disseminate per tutto il cosmo. Anno 2040, pianeta Terra, Macross City: la tecnologia si è ormai così evoluta da generare intelligenze artificiali tendenti all'autocoscienza come Sharon Apple, acclamatissima idol cibernetica che, collegandosi con il corpo umano della bella Myung Fang Lone, dà voce alle canzoni immaginate da quest'ultima. Myung è una bella ma malinconica ragazza, provata dai terribili fatti del passato che hanno posto fine alla sua forte amicizia con l'umano Isamu Alva Dyson e lo zentradi Guld Goa Bowan, ora piloti rivali di Variable Fighter di due compagnie diverse nel progetto federale Super Nova, e non sa decidersi se valga la pena riaprire con loro un dialogo. La situazione si sblocca quando i due dovranno mettere da parte le ostilità e allearsi per forza contro Sharon che, entrando così tanto in sintonia con Myung da provare i suoi stessi sentimenti, va in tilt finendo con l'impazzire, imprigionandola e e poi prendendo possesso del vecchio vascello stellare SDF-1 Macross, attorno a cui è costruita la metropoli.

La serie home video Macross Plus è sicuramente uno degli esponenti più famosi e acclamati del lungo franchise di Macross. I suoi 4 episodi, usciti tra il 1994 e il 1995, segnavano al tempo una sorta di spartiacque: con la loro stellare confezione tecnica, data da animazioni spaccamascella, disegni meccanici di una complessità disumana, scene d'azione aerea dall'epico gusto cinematografico e una commistione magistrale tra disegni tradizionali e avanzatissima CG, sconvolsero il pubblico diventando prestissimo un autentico cult - soprattutto in America, dove è praticamente ancora oggi venerato come il "Messia" dell'animazione insieme ai soliti Akira (1988), Ninja Scroll (1993), Mobile Suit Gundam Wing (1995), Neon Genesis Evangelion (id.) e Ghost in the Shell (id.). Anche oggi, dopo oltre 20 anni, la miniserie continua ad ammaliare in questi elementi di estrema spettacolarità, al punto che il suo stesso creatore Shoji Kawamori ammette che in questo lavoro trovano spazio molte delle sue scene preferite della saga1. Ma l'autore non aveva precedentemente giurato che non avrebbe mai più lavorato su Macross?

Si era rimasti al punto, a inizio anni '90, in cui Kawamori aveva messo una pietra tombale sopra ogni idea di dare un seguito all'opera storica, tanto da non sporcarsi neanche le mani con l'orribile The Super Dimension Fortress Macross II: Lovers Again (1992), ostinatamente voluto dal produttore Big West. Diceva (come ben sappiamo) che qualsiasi seguito avrebbe fatto perdere freschezza all'originale, e, in aggiunta a questo, in quel periodo le sue convinzioni otaku vacillavano fortemente di ritorno da un angoscioso viaggio in Cina, che gli fece scoprire (parla addirittura di shock culturale) che lì i bambini privi di televisione erano mediamente più intelligenti di quelli giapponesi che ce l'avevano2 (alla faccia di sfruttare l'animazione per far maturare i ragazzi!). L'idea di tornare a dirigere un lavoro senza pretese, insomma, non gli piaceva per niente3. Succede però che, all'indomani di un'offerta del produttore Minoru Takanashi di Bandai per realizzare dei nuovi Macross4, ci ripensi, prenda tempo e alla fine accetti: vuole parlare di cose per lui di una certa importanza sociale (nel caso dell'opera qui recensita, il lavaggio del cervello con la tecnologia "droga" le persone5, da inquadrarsi nell'A.I. Sharon, e, ovviamente, il pericolo del devolvere troppo potere alla macchine), e per farlo giunge all'amara conclusione che è più facile convincere gli sponsor a finanziare un'opera con "Macross" nel titolo che un progetto davvvero originale e indipendente6. Della sua abbandonata intenzione di non dire mai più nulla sulla saga sopravvive giusto l'ostinazione di non utilizzare più il cast storico formato di Hikaru Ichijo, Lynn Minmay e Misa Hayase: da Macross Plus in poi, a ogni nuova incarnazione animata (sì, superato lo scoglio, Kawamori tirerà poi fuori un Macross dopo l'altro), ambientata sempre in periodi precisi di una complessa timeline, i personaggi si rinnovano, seguendo la moda di Gundam.


La miniserie prende forma: ad animare è scelto lo studio Triangle Staff; Kawamori scrive il soggetto ignorando completamente l'esistenza di Macross II (affermando di non averlo neanche mai voluto vedere7), realizza il mecha design, cura gli storyboard e supervisiona i lavori, e per musiche e regia sono scelti due giovani, enormi talenti che nel futuro entreranno nel mito e che già qui realizzano un loro personale capolavoro: Yoko Kanno e Shinichiro Watanabe. Con i suoi 4 episodi da 40 minuti l'uno e un budget mastodontico, Macross Plus, come l'originale del 1982, fa la Storia per la sua potenza estetica e sonora. Ma, a dispetto delle ambizioni del suo creatore e delle tante belle premesse, l'opera paga dazio nel porre l'intero motivo di interesse principalmente su questi elementi di superficie, trascurando nettamente il resto.

Le primizie grafiche sono una figata, basate su scatenati e lunghissimi duelli aerei di Variable Fighter (Ichiro Itano, addetto alle coreografie aeree, per realizzarle al meglio possibile viaggerà negli USA per assistere a vere acrobazie di caccia statunitensi!8), su scontri di possente fisicità tra le loro scintillanti versioni antropomorfe (capaci di distruggere realisticamente tutto ciò che sta loro intorno attraverso una fisica degli impatti sbalorditiva), su fondali complessi e curati nel minimo dettaglio e grandi effetti speciali. L'accostamento tra Computer Grafica di alto livello e animazione tradizionale è integrato alla perfezione, le animazioni spaccano lo schermo nelle sequenze action, e l'esordiente Watanabe, con il classico entusiasmo dei debuttanti, offre una regia pirotecnica, zeppa di inquadrature e sequenze vorticose che già sondano il terreno per le cose che si vedranno nel suo Cowboy Bebop (1998) (per quanto il merito nella resa delle scene d'azione spetta molto anche a Kawamori, il loro principale realizzatore negli storyboard9). Lo sfarzo è accompagnato dalle ipnotiche tracce musicali della Kanno, futura regina delle colonne sonore di serie animate, che tira fuori dal cilindro un lavoro magnetico e angosciante, brani elettronici tribal-house, techno, trance e ambient (in contrapposizione col J-Pop facilotto della prima serie), fatti cantare alla idol artificiale Sharon, che ben attestano l'inquietante cifra cyberpunk del titolo. Escluso il chara design adulto e realistico ma al contempo davvero fighetto e impersonale a opera dell'artista noto con lo pseudonimo di Masayuki (fuori luogo in special modo se rapportato ai poetici disegni dello storico chara designer Haruhiko Mikimoto), il risultato imbastito supera abbondantemente la pochezza di un plot più che insipido - giacché Kawamori in futuro si vanterà10 di essere venuto a conoscenza (da parte di Itano che l'ha sentito a sua volta da produttori cinematografici hollywoodiani) che Stealth, film del 2005 di Rob Coen (in Italia Stealth - Arma suprema) sia stato pesantemente ispirato proprio dalla sua opera. Purtroppo, al momento di tirare le somme Macross Plus si rivela, al di là delle intenzioni di "denuncia sociale" (cos'altro c'è da dire sull'argomento dopo Megazone 23?) e delle atmosfere cupissime e drammatiche, la stessa, identica solfa del passato, un triangolo sentimentale che sovrasta tutto (chi sceglierà Myung tra Isamu e Guld?), con contorno di A.I. impazzite, rivalità amorose (questa volta sono i due uomini a contendersi la bella), virili scazzottate e atmosfere muscolose e cameratesche e scontri volanti che strizzano l'occhio a Top Gun (Tony Scott, 1986).

La storia di possessione cibernetica di Kawamori non riesce mai, neanche un secondo, a essere interessante, analizzata in modo così superficiale: il succo si riconduce alla fin fine alle semplici paturnie amorose, che ahimè non colpiscono neanche minimamente, peccando in protagonisti tanto ostinatamente bellocci in design e atteggiamenti quanto piattissimi in interesse, tanto da risultare istantaneamente antipatici, rendendo vuote le sequenze drammatiche/romantiche che li riguardano. In aggiunta a questo la sceneggiatura è annacquata da troppe parentesi inutili, figlie delle infelici vicissitudini produttive del progetto: Macross Plus nasce inizialmente come filmone cinematografico11 (e la sceneggiatrice Keiko Nobumoto scrive appunto la sceneggiatura pensando a quel formato12), salvo trasformarsi - probabilmente per incrementare gli utili - in una serie home video, allungando notevolmente il brodo di un soggetto già di suo sterile. Il risultato finale si esprime in 4 lunghi e noiosi episodi colmi di paturnie amorose che, escluso l'ultimo (improntato sull'azione), non offrono nient'altro a parte la patina spettacolare e qualche isolato momento suggestivo (gli "ectoplasmatici" concerti di Sharon), affogati in scene inutili, sottotrame pretestuose (il progetto Super Nova) e romanticherie platoniche che fanno cadere le braccia, più avvicinabili a un Harmony che a una sincera storia amorosa. Si arriva al punto di odiare le rivalità tra i due protagonisti per contendersi Myung e trovare patetiche le masturbazioni mentali di questi adulti che si comportano come adolescenti, in particolare la bella contesa che continua ad arrovellarsi per decidere quale sarà il fortunato che starà con lei (scelta finale, ovviamente, prevedibilissima sin dal primo istante).

Kawamori ricerca così tanto l'immagine spettacolare negli elementi secondari da trascurare quelli primari. La confezione dell'opera è puro fanservice fine a sé stesso, impossibilitato a reggere la baracca da solo scongiurando una noia che si fa, inevitabilmente, strada fin da subito per la banalità narrativa. Di momenti d'azione memorabili Macross Plus ne offre parecchi e sotto questo punto di vista sa ancora stuzzicare il palato, ma può solo ambire a questo, non riuscendo a saziarlo per il resto. Tutto sommato, regia e cornice a parte, niente di troppo diverso dall'infausto Macross II.


Nota: per qualche strana ragione, Macross Plus è ad oggi l'unico Macross sfuggito in qualche modo alla guerra fratricida tra Big West ed Harmony Gold in merito alla distribuzione estera dei titoli della saga. In Italia abbiamo avuto parecchie edizioni della serie, l'ultima delle quali, nel 2013, a cura di Dynit. I fan si rivolgano a quest'ultima, l'unica forte sia dell'alta definizione che dei sottotitoli fedeli, che permettono di godere dell'opera senza il mediocre doppiaggio italiano, basato sull'adattamento americano di Manga Video pieno di modifiche e dialoghi volgarizzati per sembrare più adulti.

Voto: 5,5 su 10

PREQUEL
Macross Zero (2002-2004; serie OVA)
Fortezza Super Dimensionale Macross (1982-1983; TV)
The Super Dimension Fortress Macross: Do You Remember Love? (1984; film)
The Super Dimension Fortress Macross: Flash Back 2012 (1987; OVA)

SEQUEL
Macross Plus: Movie Edition (1995; film)
Macross 7 (1994-1995; TV)
Macross 7 The Movie: The Galaxy's Calling Me! (1995; film)
Macross Dynamite 7 (1997-1998; serie OVA)
Macross Frontier (2008; TV)
Macross Frontier The Movie: The False Diva (2009; film)
Macross Frontier The Movie: The Wings of Goodbye (2011; film)
Macross FB7: Listen To My Song! (2012; film)
Macross Delta (2016; TV)
The Super Dimension Fortress Macross II: Lovers Again (1992; serie OVA)


FONTI
1 Booklet "Macross Plus: The Ultimate Edition" (allegato al DVD/Blu-ray "Macross Plus", Dynit, 2013), "Ecco come è nato Macross Plus", pag. 3
2 Come sopra
3 Come sopra
4 Intervista a Shoji Kawamori pubblicata in "Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Monthly (1992-97)" (Cadence Books, 1997, pag. 114)
5 Vedere punto 1
6 Vedere punto 4, a pag. 112-113
7 Come sopra, a pag. 114
8 Wikipedia giapponese di "Macross Plus". Ringrazio Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit) per la traduzione
9 Booklet "Macross Plus: The Ultimate Edition", pag. 7
10 Intervista a Kawamori pubblicata nella pagina web http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2015/12/10/shoji-kawamori-the-creator-hollywood-copies-but-never-credits/#53d925661683
11 Vedere punto 8
12 Wikipedia inglese di "Macross Plus" (la notizia è riportata priva di fonti, ma è indirettamente "confermata" dal punto sopra)

Nessun commento:

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti sono reperite da internet, ma tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori. Se l’uso di queste immagini avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, avvisateci e noi le disintegreremo all’istante.