venerdì 8 gennaio 2010

Recensione: Arion

ARION
Titolo originale: Neo Heroic Fantasia Arion
Regia: Yoshikazu Yasuhiko
Soggetto: Yoshikazu Yasuhiko (basato sul suo fumetto originale)
Sceneggiatura: Yoshikazu Yasuhiko, Chiaki Kawamata, Akiko Tanaka
Character Design: Yoshikazu Yasuhiko, Ryoko Yamagishi
Musiche: Joe Hisaishi
Studio: Sunrise
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 119 min. circa)
Anno di uscita: 1986
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video

 
Tracia, età del mito. Rapito in giovanissima età da suo zio Ade, il piccolo Arion, figlio delle divinità Poseidon e Demetra, viene addestrato, nell'oltretomba, all'arte della spada per poter fare, un giorno, la sua parte nella guerra che i suoi parenti intendono dichiarare a Zeus. Cresciuto, il ragazzo prende parte al conflitto, affrontando il signore dell'Olimpo e la sua armata di Titani guidata da Atena, Ares e Apollo. Presto il ragazzo, involontario burattino di cospirazioni e intrighi delle parti, deciderà di rinnegare la sua razza e combattere contro di loro prendendo le parti degli esseri umani.

Bisogna rendere più di un merito a Yoshikazu Yasuhiko: non solo di essere l'artefice di uno dei design più artistici e pittorici dell'animazione nipponica di tutti gli anni '70-80 dello scorso secolo, fondamentale nel rendere indimenticabili titoloni come Mobile Suit Gundam (1979) e Mobile Suit Z Gundam (1985); ma anche di essere uno dei primi autori di manga a realizzare un sogno comune a molti appassionati del fantastico, ovvero quello di ambientare una storia a fumetti nei magici scenari della mitologia greca, anticipando di svariati anni il Saint Seiya (1985) di Masami Kurumada. Sto parlando di Arion, il suo primo manga, serializzato tra il 1979 e il 1984 in risposta ai tanti suoi progetti personali respinti dai produttori di anime1, che deve avere avuto un buon successo se l'autore ha poi la possibilità di realizzarne un adattamento cinematografico, curato in modo certosino e che esce, sotto egida Sunrise, il 15 marzo 1986 nei cinema giapponesi, convincendolo poi a intraprendere ufficialmente in parallelo anche la carriera di mangaka. Come Crusher Joe: The Movie (1983), anche questo film trova una confezione che può definirsi senza dubbio un capolavoro grafico.

Il buon Yas è ancora una volta all'altezza della sua fama e, al timone di chara design, regia e regia dell'animazione (e ha il tempo di metttere anche mano alla sceneggiatura!), è praticamente scontato che non possa deludere in questo senso: sforna inevitabilmente una nuova meraviglia estetica, 119 minuti stellari di animazioni fluidissime, fondali magnificenti e disegni dall'immensa gestualità ed espressività tali che ogni fotogramma meriterebbe di finire in un libro di illustrazioni. Non esagero, siamo di fronte a uno degli apici della sua arte, in Arion si avvertono tutte le ambizioni di un regista frustrato che voleva riscattarsi del magro raccolto di Crusher Joe dirigendo un film, se possibile, ancora più visivamente sontuoso e spettacolare, che scolpisse nella Storia il suo tratto così bello e caratteristico e fosse finalment ricompensato con una giusta gratificazione economica. Non è proprio un caso che lo stesso manga fosse concepito con una regia delle tavole che lo avvicinasse a un anime2, in modo da poterlo eventualmente adattare facilmente mantenendo intatta la qualità dei disegni. In aggiunta a questo, Yas si diverte con una regia briosa, zeppa di piani sequenza che rendono epiche le grandi battaglie e le scene di massa, e per essere sicuro di non sbagliare nulla chiama come consulenti esterni Chiaki Kawamata, noto scrittore di fantascienza, per chiedergli, nel ruolo della composizione dello script, di adattare nel migliore dei modi i 5 volumi del fumetto3, e l'autrice shoujo Ryoko Yamagishi, per aiutarlo, in ambito di chara design, nel disegno del vestiario antico (chitoni, pepli etc.), con cui aveva difficoltà4. Per finire, sceglie come compositore Joe Hisaishi, reduce dal megasuccesso di Nausicaä della Valle del Vento (1984), domandandogli un brano portante eccezionale che entri nella Storia5, e viaggia in Grecia e Turchia per documentarsi sui luoghi, sui paesaggi e sulle abitazioni che si vedranno nella storia, per essere sicuro di renderli al meglio6. Cos'è allora che è andato nuovamente male? Perché il duo Sunrise/Yas ha continuato a non piacere al pubblico e il film è stato accolto, ancora una volta, molto tiepidamente al box office7?


È presto detto: nonostante la confezione ineccepibile e la magnifica resa delle location (sembra davvero di essere lì, nella Culla della Civiltà, con quel mare dai colori cristallini, le ambientazioni rocciose e aride e villaggi di fango posti in cima a dirupi o a sporgenze di pendii ripidi), il problema è, abbastanza prevedibilmente, una sceneggiatura non all'altezza: si possono chiamare come consulenti tutti i grandi scrittori che si vogliono, ma adattare una storia epica e articolata di 5 tankobon in un film di due ore significa per forza di cose tagliare tantissimo materiale fondamentale. Lo script di Arion non può che venire fuori massiccio e infarcito di fatti e avvenimenti, ma affrettato in ogni cosa, martoriato da una pressoché elementare caratterizzazione di tutti i personaggi del cast. La perizia estetica è impagabile, la trama sarà anche abbastanza coerente nel suo sviluppo e certe sequenze erotiche e violente regalano audaci connotazioni adulte, ma l'impossibilità di trovare interessanti i bambolotti-protagonisti elimina alla radice l'interesse per le loro intricate vicissitudini, decade tutto l'impianto emotivo dato dallo strazio interiore di Arion nel cercare la bella Lesphina, dalla frustrazione sessuale dell'orgogliosa Atena nei confronti dell'uomo che non la degna di considerazione, dalla machiavellica personalità di Apollo o dalle conclusive rivelazioni familiari sui due eroi. La visione è insomma abbastanza all'acqua di rose, non si può fare altro che assistere abbastanza indifferenti al suo dipanarsi superficiale e a storcere il naso per svariate trovate narrative che, trattate così malamente nel poco spazio a disposizione, sembrano più illogiche che sensate (i magheggi di Apollo su Atena per farle odiare Lesphina, l'incredibile ruolo che ha quest'ultima nella conclusione come improbabilissima deus ex machina, Arion che di punto in bianco si ritrova a capo di un esercito che lo venera chissà perché, il destino di Atena che si compie nel momento peggiore per le sorti della guerra, deciso da chi è dalla sua parte e questo lo sa bene, l'insignificante comprimario Seneca, etc.). Si ammirano imbambolati, certo, le fastose animazioni, i disegni, le strabilianti scene di guerra e magari si apprezza pure il filosofico scambio di battute finali sul modo di vivere della razza umana, ma si continua a maledire il regista di aver fatto il passo più lungo della gamba, scegliendo di trasporre una storia troppo intricata che era impossibile trattare bene in due ore di girato (ma Yas non imparerà la lezione e tornerà sui suoi errori tre anni dopo, con Venus Wars, ancora più terribile).

Altre perplessità potrebbero essere ricondotte ai brani della colonna sonora di Joe Hisaishi, più elaborati che belli da sentire o ricordare (nonostante l'uso di strumentazione dal chiaro sapore ellenico come arpa, flauti e cetre), al monster design scarno e anonimo e un po' (ma questa è certamente una voluta scelta di Yas) ai rapporti familiari chiaramente falsati delle divinità greche, con parentele mai sentite prima e del tutto incompatibili con quello che discende dalla tradizione. Sempre per rimanere in ambito delle "invenzioni" di Yas, bisogna sottolineare il suo approccio del tutto originale nel trattare la sua storia di divinità greche. Nella vicenda appaiono le Erinni, Prometeo, Pandora, Ercole, Poseidon e diversi altri eroi della mitologia che faranno la gioia di chi l'adora... ma umanizzati. Si sa, sin dai tempi dell'Iliade, che gli dèi hanno loro i vizi, le debolezze e le virtù degli esseri umani e molto spesso, vista la loro condizione di immortalità, si rivelano ben più crudeli e capricciosi di loro, e tale assunto è rispettato ed esplorato fino alle più estreme conseguenze dal regista, al punto da poter  indispettire qualcuno, visto che arriva al punto di togliere loro quei poteri elementali con cui sono noti. Conosceremo sì, quindi, divinità dalle sfaccettature molto umane o interessanti, che possono essere coraggiose o vigliacche (inguardabile Zeus, vecchio, codardo e mingherlino), nobili o invidiose, ma niente tuoni lanciati dalle mani, niente tsunami evocati da un tridente, nessun superpotere: sono ridotti alla stregua di semplici esseri umani, anche di aspetto banale (Ares), e sicuramente deluderanno chi si aspettava qualcosa di fedele all'iconografia. Sono altrettanto fuori dai canoni le bestie divine come Cerbero (un cucciolotto), l'Idra (ha solo due teste) etc.


Insicurezze a parte, il film di Arion si fa ricordare per spunti narrativi isolati qua e là e, ovviamente, il magnifico aspetto visivo (un crimine l'assenza in Italia di una bella versione Blu-ray, fondamentale nel dare ulteriore e meritato smalto alla pellicola, dobbiamo accontentarti del modesto DVD Yamato Video), ma nella conclusione dà l'impressione,  più che di un lungometraggio compiuto (nonostante il finale chiuso), di essere il modesto sunto di un'opera che in origine aveva molto, molto più da dire. La meraviglia estetica controbilancia un po', ma rimaniamo fermi su un'opera che testimonia in modo lapidario tutti i problemi dello Yas regista.

Voto: 6,5 su 10


FONTI
1 Backstage di "Arion" presente come extra nell'edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video (2009)
2 Come sopra
3 Come sopra
4 Come sopra
5 Come sopra
6 Come sopra
7 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 186. Confermato a pag. 133 del saggio "Anime al cinema" (Francesco Prandoni, Yamato Video, 1999)

Nessun commento:

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti sono reperite da internet, ma tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori. Se l’uso di queste immagini avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, avvisateci e noi le disintegreremo all’istante.