venerdì 20 novembre 2009

Recensione: Linebarrels of Iron

LINEBARRELS OF IRON
Titolo originale: Kurogane no Linebarrels
Regia: Masamitsu Hidaka
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Eiichi Shimizu & Tomohiro Shimoguchi)
Sceneggiatura: Kiyoko Yoshimura, Shigeru Morita
Character Design: Hisashi Hirai
Mechanical Design: Tsutomu Suzuki
Musiche: Conisch
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2008 - 2009

 

Anno 2013: quello che sembra essere un meteorite si schianta sulla Terra, colpendo in pieno l'introverso studente Koichi Hayase. Il ragazzo scopre, incredulo, di essere ancora vivo, trovando fra i resti, oltretutto, una misteriosa ragazza, Emi Kizaki. Scoprirà nei giorni successivi che lei è legata a un potentissimo robot Machina, Linebarrels, e che ha trasmesso a lui, oltre a una forza fisica straordinaria, anche il potere di evocarlo e pilotarlo. Appreso di essere divenuto un Factor, in seguito il ragazzo ed Emi si uniscono all'agenzia Juda, composta da altri come loro, anch'essi in possesso del rispettivo robot, per combattere la misteriosa organizzazione rivale Kato, il cui presidente viene da un'altra dimensione...

Linebarrels of Iron è decisamente un'opera sfortunata, in qualsiasi suo formato. Il manga, iniziato nel 2005 dalla coppia Shimizu/Shimoguchi e qualitativamente di gran valore - tanto da essere caldamente raccomandato da mostri sacri quali Mamoru Nagano e Yoshikazu Yasuhiko  - in occidente paga pegno per la sua grave colpa di essere robotico, genere che non ispira evidentemente feeling al lettore medio, venendo prematuramente interrotto in tutti i Paesi in cui esce, Italia compresa. In animazione, invece, nel 2008 trova un adattamento televisivo da parte dello studio animato GONZO: occasione per farsi conoscere al pubblico internazionale grazie alla diffusione istantanea con sottotitoli in inglese nel canale web Crunchyroll, dimostrando tutte le sue innate qualità che esulano dal genere, ma il destino è beffardo perchè GONZO, come spesso accade, rielabora la storia in malo modo arrivando addirittura a pubblicizzarla negativamente, al punto che è meglio far finta non esista l'anime. Un destino davvero infausto quello che coglie un fumetto così riuscito,con un mecha design possente e umanoide di rara bellezza, personaggi sprizzanti carisma, una trama coinvolgente - pur, ovviamente, estremamente lineare nel suo susseguirsi di combattimenti - dalle intense love stories e disegni spigolosi ma pieni di energia.

Quando, nel febbraio 2008, è annunciato l'adattamento animato non sono pochi quelli che profetizzano una serie televisiva di alto livello. Non solo perché trasposizione del gran manga, ma anche perché forte del chara design di Hisashi Hirai, dai tempi di Infinite Ryvius uno dei più apprezzati (e pagati) disegnatori nipponici, e sopratutto della produzione creativa affidata, come in My-Hime, a Goro Taniguchi, regista di capolavori come PlanetEs, GUNxSWORD e Code Geass. Per questi fattori il pericolo "GONZO" sembra scongiurato, ma lo studio di Tokyo riesce a stupire tutti nuovamente in negativo, realizzando un mediocre surrogato che non è neanche l'ombra dell'opera originale.


Unico elemento rilevante apportato dallo studio all'intreccio originale è una benvenuta dose di ecchi, che nelle frontiere dell'uncut celebra le forme delle avvenenti comprimarie del protagonista con numerose scene di nudo e inquadrature "hot", tanto per sottolineare maggiormente un sex appeal che già brilla in origine. Il resto tutto da dimenticare. Se sulle prime risulta piacevole vedere come gli sceneggiatori riscrivono da capo personaggi e situazioni (ad esempio inserendo fin da subito nel team dell'agenzia Juda la Factor Miu Kujo e la meccanica Rachel Calvin: entrambe appaiono nelle fasi avanzate del fumetto) di Linebarrels rispettando comunque linee guida e avvenimenti della storia, proseguendo ci si accorge presto di come, man mano che si discosta dal capostipite, la sua versione animata non sa davvero dove andare a parare con storia e atmosfere. Non si spiegherebbe sennò il suo inconcepibile porsi a metà strada tra serio e faceto, il non far assumere mai una direzione precisa al racconto. Diventa un susseguirsi di sequenze epico/drammatiche che spesso e volentieri si sposano (o addirittura, peggio, sfociano) nel demenziale più assurdo, come se gli sceneggiatori non vogliano mai far prendere troppo sul serio la storia. Può capitare così di vedere, a metà serie, il gruppo dei protagonisti dividersi, con alcuni che combattono a rischio della vita contro gli uomini dell'agenzia Kato a bordo dei loro robot, gli altri invece devono entrare di soppiatto in una base segreta risolvendo dentro di essa quiz e giochi da circo con strip annessi... No comment.

La cosa assurda è che inizialmente questo connubio di generi, palese invenzione di GONZO, se non convince quantomeno intrattiene, presentando una bizzarra rielaborazione spiritosa di un fumetto serioso. A dispetto delle musiche orride e dei robottoni realizzati in una CG economica e brutta da vedere, lo stile grafico di Hisashi Hirai è uno spettacolo - migliora quello di Shimoguchi senza tradirne l'asprezza delle linee -, le puntate hanno ritmo e buona parte della serie, pur mischiando serietà e frivolezza, è anche apprezzabile vista la "qualità" da una parte delle gag, e dall'altra degli intermezzi "seriosi". È nel finale, quando GONZO si inventa una svolta narrativa per chiudere il cerchio e non lasciare tronca la storia, che tutto è rovinato, "grazie" a un risvolto di trama dall'imbecillità colossale che non solo ridimensiona in negativo tutto quello visto fino a quel momento (comprese le morti di alcuni personaggi), ma dà anche adito a due puntate finali di qualità orribile, composte da un susseguirsi di noiose battaglie e auto-immolazioni sacrificali da serie Z. Veramente un peccato che il Linebarrels animato sia rovinato così, perché a volte l'impressione generale è che un minimo di cura nel prodotto c'è, anche in virtù del fatto che spesso si vede la mano di Goro Taniguchi da dietro le quinte, sia nella struttura narrativa adottata (non è probabilmente un caso che, come in tutte le opere del regista, anche in questo caso avviene un punto di svolta a metà serie che dà adito a un arco narrativo più teso e drammatico) che nelle citazioni (di s-CRY-ed: Koichi e l'amico d'infanzia Yajima scimmiottano come non mai Kazuma e Ryuho).

 

Purtroppo la leggendaria incapacità generale GONZO di fare animazione decente e sceneggiare è più potente dei buoni nomi coinvolti nel progetto, e alla fine della fiera il tutto si risolve con il solito deja vu, ossia la Storia dell'animazione nipponica che assiste, demoralizzata, all'ennesimo sperpero di soldi da parte di uno studio nipponico la cui bassa qualità creativa è leggenda. E che contribuisce, con tutte le sue aggiunte extra-manga di pessima qualità, ad affossare ulteriormente il buon nome di Linebarrels of Iron.

Voto: 5 su 10

PREQUEL
Linebarrels of Iron: First Visit to Japan, Rachel (2009; ova)

SEQUEL
Linebarrels of Iron: Shadows of Iron (2009; ova)

5 commenti:

Davide ha detto...

Non mi stupisce che questa recensione abbia 0 commenti XD

Anche perchè c'è poco da dire: st'anime è una schifezza. Però è stato divertente seguirlo insieme :D

Jacopo Mistè ha detto...

Ti assicuro, alla luce del volume 7 letto qualche settimana fa, che il manga è MOLTO ma MOLTO meglio. Non ha nulla delle stronzate narrative dell'anime, è molto più figo e avvincente. Con una storia che, seppur banalotta, tiene incollati alla lettura. Dagli una chance perchè merita davvero.

Simone Corà ha detto...

Io dell'anime ho visto i primi due episodi, poi per fortuna il Mistè è intervenuto e mi ha salvato dalla catastrofe. XD

John ha detto...

Sono pienamente daccordo sulla recensione di Linebarrels of Iron ANIME. La Gonzo ha rovinato una serie che poteva venire un piccolo capolavoro se avessero seguito il manga, è una vergogna, non deve essere permesso di trasporre i manga in anime a società che non ne sono in grado. VERGOGNA GONZO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Sei la rovina degli anime.

Anonimo ha detto...

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